Flavio Grasso lavora scolpendo il legno, elemento naturale per antonomasia. Ne ricava forme geometriche e un busto umano che hanno come punto in comune quello di presentare delle crepe, degli squarci che vengono riempiti e messi in evidenza da colate di colore blu. Terra e acqua (o forse cielo), si mischiano così in un composto unico eppure fratturato, dove il colore, l’arte, riempie gli spazi mancanti alla natura e a ciò che già naturalmente esiste, nel mondo e nella testa umana, come forma di compensazione e di completezza. (Carolina Lio)
Materia vitale il legno, non possiede la plasticità dell’argilla, né l’asprezza della pietra o l’orlata levigatezza del marmo, ma per la sua struttura i due opposti si conciliano vivendo l’uno accanto all’altro: la rugosità della corteccia e la modulata compattezza delle fibre. Lo scultore Flavio Grasso, per le sue opere, predilige il legno, intervenendo in questo processo “simbiotico” della materia. I motivi del simbolismo emergono nell’opera indipendentemente dalla sua volontà. Non è l’artista a dar vita al simbolo, al contrario è il simbolo che “vive” l’artista; difatti Grasso non incide né scava,ma interviene nel legno quasi con religiosità, sicchè delinea, lacca, stucca. E’ come se nel dar forma alla materia, quest’ultima si impone all’artista. Nel ciclo “CREPE” Grasso va oltre la cultura figurativa e percorre la scultura astratta conservando la classicità e la purezza delle forme ; egli si inserisce nella materia evidenziando col blu oltremare le “crepe” del legno: l’intima storia di una nascita e di una morte. Intervento, quello di Grasso, audace,incontaminato, permeato dall’ansia sottesa di unità dell’Io e della materia- universo; intervento che interroga le memorie del mondo archetipale, lasciandoci meglio comprendere il pensiero di Marcel Proust : “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi “. (Cristina De Luca)